Nel 1940 il conte Alberto Rognoni, all’epoca ventunenne, dopo essersi avvicinato al calcio grazie al fratello minore Carlo, portiere del Forlì, ha l’idea di creare una società calcistica, sempre con gli stessi colori dello stemma cittadino. Il 25 maggio 2018 la magistratura elvetica ha scagionato ufficialmente Platini da ogni accusa, non ravvisando reati nel suo operato; nell’occasione l’entourage di Platini ha rimarcato la tesi secondo cui le false accuse rivolte nei suoi confronti erano in realtà mirate unicamente a delegittimarne la carriera dirigenziale. Dopo aver raggiunto Legnaro, nel padovano, sede della Dimod, società nata da un accordo tra la Simod e la Dinamo Mosca, si comincia a risolvere l'»intrigo Alejnikov»: secondo il vicepresidente della Dimod e presidente della Simod, Paolo Sinigaglia, l’accordo di Spinelli con il SovinterSport – che gestiva tutte le azioni della Dinamo Mosca – è saltato perché da aprile il club sovietico è autonomo e lo stesso Spinelli era stato avvisato nelle settimane precedenti di ciò. SovinterSport mentre invece doveva iniziare la trattativa per Alejnikov direttamente con la Dinamo Minsk, secondo ciò che affermava il generale Syssoev, presidente di tutte le società «Dinamo» sovietiche. Alejnikov è arrivato al Kras dopo aver conosciuto il presidente della società durante un corso a Coverciano.
Durante la sua esperienza ad Anagni cerca di allacciare una collaborazione con la Lazio di Sergio Cragnotti, senza successo. Lecce è contestato anche durante l’annata successiva, tant’è che nel febbraio 1992 le auto dell’allenatore e dei calciatori leccesi sono prese a sassate: a quella di Alejnikov vengono arrecati i maggiori danni dall’assalto. Ha giocato per l’Unione Sovietica, collezionando 73 presenze e 6 gol tra il 1984 e il 1991; con essa ha prenso parte alla finale del campionato d’Europa 1988, persa contro i Paesi Bassi per 2-0. Ai tempi della Dinamo Minsk è riuscito a integrarsi molto bene nella nazionale sovietica, all’epoca formata per lo più da calciatori della Dinamo Kiev e guidata da Valerij Lobanovs’kyj, il quale, riuscendo a usarlo in ogni zona del campo, lo convocava frequentemente. Minsk, dove gioca una sfida contro la Torpedo. Contro l’Amburgo, sfida di andata dei quarti di finale di Coppa UEFA, Alejnikov è schierato da libero.
In seguito alla vittoriosa trasferta in Polonia contro il Górnik Zabrze (0-1), sfida valida per la Coppa UEFA, i tifosi cominciano a fischiare Alejnikov. Egli non riesce tuttavia a rilanciare stabilmente il Venezia, che di lì a poco incappa in tre sconfitte consecutive (sul campo del Novara, in casa contro il meno quotato Manfredonia e ancora in trasferta contro la Paganese, ultima in classifica) e precipita a soli sei punti dai play-out a 4 partite dal termine. Il 22 ottobre 1989 firma il 3-2 che consente alla Juventus di battere in trasferta il Genoa, che lo stava per acquistare tre mesi prima. Firma un triennale, con una clausola che prevedeva che se Alejnikov fosse stato ceduto dopo la prima stagione il club torinese avrebbe dovuto pagare un indennizzo. Ma quando è arrivato un osso davvero duro, juve terza maglia tutto quel che l’Italia è riuscita a fare è stato impedire alla Germania di fare il suo gioco. 26-4-1989 Kiev Unione Sovietica 3 – 0 Germania Est Qual.
24-9-1986 Reykjavík Islanda 1 – 1 Unione Sovietica Qual. 31-8-1988 Reykjavík Islanda 1 – 1 Unione Sovietica Qual. 31-5-1989 Mosca Unione Sovietica 1 – 1 Islanda Qual. 5-6-1985 Copenaghen Danimarca 4 – 2 Unione Sovietica Qual. 17-4-1985 Berna Svizzera 2 – 2 Unione Sovietica Qual. 3-6-1987 Oslo Norvegia 0 – 1 Unione Sovietica Qual. In seguito, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica ha messo a referto 4 presenze nella Comunità degli Stati Indipendenti nel corso del 1992; infine ha guadagnato 4 presenze nella neonata nazionale della Bielorussia dopo l’indipendenza di questo paese dall’URSS. Nell’ottobre del 1999 l’amico e suo ex allenatore Zoff, all’epoca CT dell’Italia, lo convoca nella sede della FIGC per chiedergli consigli riguardo a una partita contro la Bielorussia. Nel 1999 ottiene il patentino di seconda categoria a Coverciano, avendo la possibilità di allenare tra i professionisti. Nell’iconico mondiale di Messico 1970, l’Italia indossò per la prima volta la maglia bianca in un incontro della Coppa del Mondo: in occasione della gara con Israele, la seconda divisa fu composta dalla maglia bianca abbinata a pantaloncini e calzettoni azzurri.
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